Quando un racconto viene reso in rima si trasforma in poesia. Mauro Manunza, già vice direttore dell’Unione Sarda, da qualche tempo in pensione, oltre alla sua passione per la scrittura in generale, ci ha rivelato di avere l’hobby della poesia.
Da tempo si diletta a scrivere poesie che gli nascono spontanee, riuscendo a fissare in pochi versi immagini, emozioni e suggestioni che fanno rivivere un passato lontano, ma mai dimenticato.
E’ un piacere poter condividere una delle sue delicate composizioni che vi proponiamo nella nostra pagina.
Eravamo ancor bambini
e di legno era la culla.
Giocavamo a soldatini
e non avevamo nulla
che non fosse quel carretto
con rotelle di metallo,
o le biglie sul muretto
e una canna per cavallo.
Il pallone era di stracci,
si giocava per la strada
con le scarpe senza lacci:
e inventammo l’intifada.
Pane nero un po’ ristretto
per merenda nella scuola,
si beveva al rubinetto,
sconosciuta coca-cola
e di ricino era l’olio
che guariva tutti i mali:
gridavamo “non la volio”
ma non c’erano regali.
Andavamo sempre a piedi,
casomai attaccati al tram,
e talvolta (non ci credi?)
c’era un poco di ciungàm.
Né playstation, né tv,
videogiochi o cellulare.
Guardavamo il cielo blu
e le rondini volare…
(Mauro anni ’40)